CANNABIS O MARJIUANA?
Canapa e Marijuana sono la stessa pianta, parte della famiglia botanica delle Cannabaceae (sottoinsieme dell’ordine delle piante Urticales). La distinzione tra canapa e marijuana è quindi solo lessicale e dovuta all’uso comune dei termini. Sarebbe più corretto parlare sempre di canapa, sia quando si intende la variante tessile, che quando si intende quella psicoattiva.
I due nomi distinti per definire i due diversi usi si utilizzano semplicemente per convenzione: con la parola canapa si intende la varietà che si produceva in gran quantità in Piemonte, Emilia Romagna e sud Italia, e che serve per produrre:
- alimenti (semi, olio, farina),
- bio-carburante,
- carta,
- tessuti,
- cordame,
- prodotti cosmetici e materiali (spesso innovativi e molto efficienti),
- bio-edilizia.
È quasi priva di Thc (o meglio ne contiene solo in minima concentrazione), il principio attivo che provoca lo “sballo”, e non ha quindi alcun effetto psicotropo. La sua coltivazione in Italia è legale e regolamentata. Quello della canapa a scopi industriali è stato per anni uno dei settori di punta in Italia e nel mondo, il nostro paese ne era il secondo produttore mondiale.
Per dare un’idea di quanto fosse diffuso l’utilizzo della canapa, basti pensare che anche la Costituzione degli Stati Uniti venne scritta su carta di canapa. Si trattava insomma di una pianta che consentiva di fare in modo economico ed ecologico quasi tutto ciò che poi si è cominciato a fare con il petrolio e i suoi derivati.
Con il termine marijuana si intende invece la variante di canapa ricca di Thc e quindi ad effetto psicoattivo. Questa è la pianta cantata da Bob Marley e simbolo della cultura hippie e contemporaneamente dagli importanti e sempre più diffusi utilizzi medici e terapeutici. La marijuana è considerata una droga leggera e la sua coltivazione in Italia è vietata. Anche se sempre più paesi nel mondo la stanno legalizzando.
Quella che si usa per scopi tessili, priva di Thc, è solitamente la pianta di sesso maschile (anche se non sempre, esistono anche qualità di canapa monoiche, cioè ermafrodite, e femmine utilizzate a questo scopo) mentre quella con effetti psicoattivi è la femmina.
Esistono tre grandi varietà di Cannabis e, di conseguenza, di marijuana: sativa, indica e ruderalis, che si differenziano sia per le dimensioni delle piante, sia per le concentrazioni di principi attivi e, dunque, anche per gli effetti indotti dai loro rispettivi derivati. Il materiale vegetale o i preparati a base di cannabis che contengono, in misura apprezzabile, sostanze psicoattive sono considerate "droghe leggere", cioè sostanze psicotrope incapaci di creare dipendenza.
Gli effetti della marijuana
Gli effetti indotti dall'uso di marijuana sono svariati, hanno differente intensità a seconda del soggetto, delle circostanze psicofisiche in cui la si assume, della contemporanea assunzione di alcool o altre sostanze psicoattive, dell'assuefazione del consumatore, della quantità di principio attivo (THC) assunta e della composizione chimica della specie presa in esame; ad esempio le specie con alti valori di CBD e moderati o bassi livelli di THC hanno effetti localizzati principalmente sul fisico, apportando analgesia e rilassamento, caratteristiche che la rendono preferibile rispetto ad altre per uso terapeutico.
Mentre per alti contenuti di THC e bassi di CBD gli effetti risulteranno narcotici e in casi particolari anche psichedelici.
Consumatori abituali riferiscono che in alcuni soggetti questi effetti tendono a scomparire o attenuarsi, probabilmente per via dell'instaurarsi di un certo grado di tolleranza specifica.